A pochi chilometri da Varese, sul Lago Maggiore, si trova un itinerario incastonato sulla scogliera del lago, tra paesaggi incantevoli, vecchie fornaci e freschi bagni.
Le Fornaci di Ispra raccontano di una fiorente attività artigianale che si affermò a cavallo tra Ottocento e Novecento, quando, in questi singolari opifici, si otteneva, dalle rocce calcaree delle scogliere del lago Maggiore, la calce, la quale veniva poi caricata sui barconi e portata per via fluviale, navigando il Ticino e i Navigli, fino a Milano.
Le sponde orientali del lago Maggiore – da Ispra a Laveno a Caldè – sono infatti costellate di queste strutture oggi dismesse ma in parte restaurate.
La calce è un legante conosciuto fin dall'antichità. E' stata impiegata non solo nel settore dell'edilizia, ma anche come disinfettante e igienizzante, nella concia del pellame e come fertilizzante in agricoltura. Oggi trova impiego nella fabbricazione di saponi, di ammoniaca, in metallurgia, nell'industria degli zuccheri, nelle tintorie tessili, come correttivo dell'acidità dei terreni e nella depurazione delle acque.
Il territorio di Ispra era ricco di calcare, una roccia sedimentaria ricca di carbonato di Calcio (Ca CO3). Si ha notizia che già nel XIV secolo una fornace di Ispra fornì calce alla Fabbriceria del Duomo di Milano. Intorno alla metà dell’Ottocento lungo il versante a lago furono aperte le prime cave e in corrispondenza di queste, più in basso, sulla riva, si costruirono le fornaci con i relativi moli per l’attracco dei barconi adibiti al trasporto.
L'industria della calce aveva modulato il paesaggio ed era intimamente connessa con la vita della comunità. Le fornaci presentano due tipologie costruttive: le più antiche hanno il camino a forma conica, con diametro alla base di circa cinque metri e altezza di oltre dieci. Le altre, più recenti, hanno il camino a imbuto o a collo di bottiglia. Accanto alla fornace vi erano strutture accessorie per riparare il prodotto e il combustibile (legna, carbone, torba) e i depositi delle polveri da scoppio. Poi gli impianti per la pesatura e per il carico dei materiali, i moli e i porticcioli.
Fu la forte affermazione del cemento che, dalla prima metà del Novecento, innestò il processo di decadimento che portò allo spegnimento graduale di tutti forni. Le ultime fornaci di Ispra hanno cessato di produrre con la fine del 1960.
Photo credit: Michela Biancardi
Le antiche fornaci sopravvissute si riflettono nel lago Maggiore come torri di avvistamento