Le origini dell'opificio della Cartiera Papale di Ascoli Piceno risalgono al Medioevo. Il principale affluente del Tronto, il torrente Castellano, fin dall'Alto Medioevo, fu territorio appartenente in feudo alle Monache Badesse del vicino potentissimo Monastero di Sant'Angelo Magno. I documenti notarili dell'epoca testimoniano l'attività dei mulini per la macina del grano in quest'ansa del Castellano già nel VIII secolo, e la presenza di una piccola cartiera sin dal XIII secolo.
Il complesso della Cartiera papale era un opificio polifunzionale, costituito da quattro edifici costruiti in tempi diversi fino ad arrivare alla configurazione attuale. Il primo edificio fu la struttura molitoria, alla quale si aggiunse una gualchiera, un frantoio e una ferriera. L’ultima addizione fu la realizzazione della cartiera.
Nel 1512, per volere del Papa Giulio II della Rovere, gli edifici vennero ristrutturati e ampliati e sotto il suo pontificato i diversi elementi dell’opificio furono riuniti in un unico corpo.
La scelta del luogo era ottimale, poiché poteva essere sfruttata la notevole potenza motrice del corso d’acqua. Per la produzione della pasta, che sarebbe diventata carta, erano necessarie macchine mosse dall’acqua (le gualchiere) costruite dai monaci cistercensi del vicino convento. L'acqua, prelevata a monte della Cartiera, grazie a un sistema di canali, vasche e chiuse, veniva convogliata tra le pale delle macchine, fornendo l'energia per la macina del grano, per la produzione della carta, per la concia delle stoffe, per alimentare la ferriera e il frantoio; e arrivando a valle integra e pulita.
La presenza ad Ascoli di un’officina per la produzione della carta aveva attirato maestranze specializzate provenienti da Fabriano e da Pioraco ed era giustificata dal fatto che in città esisteva una della più antiche tipografie italiane. La produzione della carta era collegata direttamente con l’attività di raccolta degli stracci, che, per lungo tempo, rimase di pertinenza della comunità ebrea cittadina.
Nonostante la cartiera di Ascoli fornisse carta a tutto lo Stato Pontificio, l’attività dei produttori non era molto remunerativa e si ebbero frequenti cambi di gestione, la qualità del prodotto rimase però molto alta.
L’abbandono dell’opificio risale all’epoca in cui essa terminò l’attività molitoria, alla fine della prima guerra mondiale. Dopo un’incuria durata più di mezzo secolo la cartiera diventa di proprietà dell’amministrazione provinciale ed è tornata a nuova vita con il restauro del 2002.
Dal 2006 è sede dei Musei della Cartiera papale, un polo scientifico-museale, con diverse sale utilizzate sia per esposizione temporanee che per strutture stabili. Il museo della carta espone la ricostruzione di macchinari per la produzione della carta e un percorso didattico per i visitatori.
Photo credit: Michela Biancardi
Il complesso architettonico realizzato per volere di papa Giulio II della Rovere ospita oggi il polo museale permanente dei Musei della Cartiera papale